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Mohamed l'ambulante.


di sofy
19.06.2020    |    2.788    |    4 9.8
"Si fermò quasi subito e mi tranquillizzai, ero ancora in paese pensai, in qualche posto isolato infatti non sentivo rumori, mi dissi che dovevo essere..."
Potevo anche intitolarlo rifaccio i letti 3...Il venerdì in estate, il solito mercato settimanale veniva spostato appena fuori paese in un ampio spazio e diventava grandissimo, noi personale dell'albergo ne approfittavamo per farci un giro molto presto, soprattutto io alle nove avevo già la signora Marisa che mi aspettava per sistemare insieme le camere e allora molto di fretta correvo per vedere le nuove mercanzie appena sveglio. Il mio desiderio o bisogno di vestirmi da donna girando le bancarelle diventava un ossessione, immaginandomi con indosso quei bei vestiti mi eccitavo e pensavo ai pochi che avevo nascosto. Cosi, a poco a poco mi avvicinai spesso alla bancarella di un nordafricano e incoraggiato dal fatto che non parlasse bene l'italiano iniziai a comperare da lui cose da donna e anche intimo femminile. Avevo pochi soldi e cercavo sempre le cose che costavano meno, un giorno mi vide titubante per una bella minigonna che mi immaginavo addosso e mi disse nel suo incerto italiano, bella tu provare qui dietro, gli risposi che era per una mia cugina e che il problema erano i pochi soldi, tu passare fine mercato e io cose vendere a poco, molto poco. Vi giuro che io non ci vidi malizia nel suo invito, pensai che bella era un errore del suo italiano, d'altronde Mohamed era da un paio d'anni che faceva mercato, era un tranquillo 60 enne egiziano con moglie e figli al suo paese, come maschio non lo avevo mai considerato pensando che i mussulmani o islamici essendo molto religiosi fossero persone serie e devote ai loro precetti, sennò sarebbe stato il tipo di stallone per cui mi segavo spesso sui giornalini, robusto villoso ben dotato.Mentre spesso in pantaloncini gli sculettano arrendevole tra le bancarelle, mai tentò un approccio. Cosi alle undici finito di rifare i letti e in attesa d'iniziare a lavare i piatti in cucina,corsi verso il mercato, col solo pensiero di acquistare qualcosa di sexi a poco prezzo, raggiunsi la bancarella che come tante altre stava chiudendo, Mohamed fu sorpreso di vedermi forse non si ricordava di me o pensava non sarei tornato e comunque dopo mi accolse con un ciao bella, vieni vedere bei vestiti, girai dietro il grande furgone e nel portellone aperto mi indicò uno scatolone grande pieno di abiti, per lo più pantaloncini mutandine canottiere gonne tutte cose da ragazza, venne vicino prese un pantaloncino di cotone rosa e spudoratamente mi disse, "questo sta bene con tuo bel culetto", arrossii ma era anche inutile continuare a dire che comperavo per una mia cugina che stava fuori paese, mi disse: costano poco, molto poco e do gratis se baci questo, si abbasso i calzoni e dall'apertura dei boxer tirò fuori un grosso bananone un pò curvo, marrone e scappellato, non me l'aspettavo! In un flash ricordai le storie sui marocchini o arabi, violentatori di donne e desiderosi del culo dei giovani ragazzi bianchi che spesso stupravano, talmente vogliosi a volte da scoparsi le pecore o le capre, stupidate mi dissi, sarà solo senza donna da tanto tempo.sfuggi i cattivi pensieri e però m'accorsi che avevo una mano sul suo cazzo e lo stavo segando, era stato lui approfittando del mio intorpidimento, sentivo odore come se nel furgone ci fosse del fieno e respirandolo mi veniva sonno. m'accorsi che mi stava abbassando la tuta e disinteressandosi delle belle calze a rete e delle mutandine femminili mi tasto l'ano forzandolo con un dito e poi due, poi lo guardò e disse "è già rotto" non capivo se dovevo rispondere, se era una domanda, aggiunse una frase in arabo, probabilmente un insulto, mi stavo addormentando ero inerme, sentii ancora suo dito penetrarmi a fondo più che poteva e altre sue parole arabe e poi mi spinse dentro il furgone e caddi su dei tappetti mezzo nudo col culo per aria. M'assopii col motore che s'accendeva e il furgone che partiva. Sognai nel dormiveglia che mi volesse rapire per vendermi in nord africa come schiavo sessuale, o forse pensai mi voleva violentare con qualche suo amico per poi uccidermi, invece scoprirò dopo che voleva solo farmi il culo in tutta tranquillità nella vicina pineta e il dito infilato era per vedere se ero pulito,pronto all'uso, era quasi ora di pranzo ed ero digiuno da ore e quindi pulitissimo. Si fermò quasi subito e mi tranquillizzai, ero ancora in paese pensai, in qualche posto isolato infatti non sentivo rumori, mi dissi che dovevo essere arrendevole per non rischiare nulla e anzi convincerlo che lo volevo e che se dopo mi avesse liberato non lo avrei denunciato.Venne nel furgone e con calma, anche perche l'aria dentro quel furgone creava sonnolenza, gli dissi che mi piaceva e che volevo fargli subito un pompino, mi rispose che da tempo lo attizzavo e che pensava fossi un frocetto che lo prendeva solo in bocca e non che fossi già stato scopato, desiderava farselo solo succhiare dietro il furgone quella mattina e se fossi stato vergine non mi avrebbe rapito considerandomi troppo giovane e con un culo piccolo per prendere cazzi. Effettivamente ero nell'anno dei 14 ma ne dimostravo molto meno, lui pensava ne avessi 12. A queste parole mi tranquillizzai e pensai che dopotutto era un brav'uomo, si sdraiò mezzo spogliato e inizia a leccargli il grosso pisellone e le palle, tutto tra una montagna di peli. Gli diventò il cazzo molto duro e nella penombra m'accorsi che la cappella era diversa, più facile da leccare sembrava un albicocca e capi che mancava la pelle, leccavo dubbioso quel cazzo strano sentendone con la lingua le diversità, imprecò nella sua lingua e me lo spinse in bocca, per il poco che riuscivo iniziai ad ingoiarlo, ma forse anche lui aveva fretta o davvero molto voglioso del mio culo, subito e abbastanza rudemente s'alzo e mi disse di mettermi come volevo che mi voleva fottere. In un angolo c'era delle balle quadrate di stracci riciclati, mi ci buttai a 90 gradi con mutandine collant e tuta calati e poi pensando non avesse creme gli chiesi di leccarmi un pò, cosa che fece molto bene, aveva una grossa lingua ruvida che mi fece impazzire e mi si induri il pisello, riusciva non so come con la lingua ad entrare tantissimo come fosse il pisello di qualche amichetto, mi leccava dal buco fino ai testicoli che succhio diverse volte, stupidamente temevo potesse mangiarmi le mie piccole palle, poi si lubrifico il pisellone per fortuna e mi penetrò tutto già dall'inizio lasciandomi senza fiato, sborrai sugli stracci o vestiti dopo solo pochi colpi di cazzo duro come l'acciaio, lui invece durò un buon 15 minuti, fini sborrandomi dentro tantissimo mentre imprecava in arabo, le spruzzate di sperma le senti in pancia e mi diedero scosse di piacere, s'accascio sopra di me con tutto il suo peso e mi bacio spalle e collo ma erano più morsi che baci, poi con un grugnito s'alzo e usci dal mio culo, aspettai un attimo, l'abbondante sborrata sarebbe uscita se non lasciavo al buco il tempo di chiudersi, era un grosso calibro e mi aveva allargato bene non il più grosso che avessi preso ma certamente il primo come quantità di sborra. In fretta, ormai era tardi e ricomposti velocemente usci veloce dal piazzale conosciuto in paese come il posto per la camporella, nel tragitto notai di avere la pancia gonfia, piena di sborra fossi stato femmina sarei gravida pensai. Si fermo 30 metri prima dell'albergo dove senz'altro mi aspettavano e aperto il portellone mi diede una borsa in plastica con dentro degli indumenti, nel ringraziarlo pensai che non c'eravamo baciati, dal gradino del furgone tentai di dargli un bacio a stampo sulla guancia o se voleva sulle labbra invece mi entro in bocca con quella sua grossa e ruvida lingua, per fortuna nell'abbracciarmi entrò anche lui nel pulmino e richiuse la porta, limonammo tantissimo,sapeva di caffè e abbracciati stretti senti il suo pene tornare duro e le sue mani a pelle divaricarmi i glutei per penetrarmi con un dito, mi prese in braccio e con le gambe m'avvinghiai a lui come quando salivo gli alberi, sempre con la sua lingua prepotente nella mia bocca e la mia linguetta che duellava per difendersi dall'intruso, si calo i calzoni e quando senti la grossa cappella dura sotto l'ano scivolai piano in basso, lo cavalcai un momento facendo un paio di scoreggina imbarazzanti ma era davvero super tardi, scesi da lui e dal pulmino con la promessa che il prossimo venerdi ci saremmo rivisti. Al ristorante dell'albergo già avevano iniziato a servire il pranzo ma per fortuna in cucina i piatti da lavare erano ancora pochi, perchè la sborra poco alla volta usciva e superate le mutandine mi scendeva sotto la tuta, dovevo necessariamente cambiarmi, per mia sfortuna in cucina il signor Gianni che era anche cuoco mi sgridò per il ritardo e dovetti subito iniziare a lavorare, ormai avevo le gambe appiccicose e dopo un momento corsi nel gabinetto dietro la dispensa e seduta sul water mi pulii con un po di carta, il gabinetto non aveva serratura ma solo l'avviso se era occupato, entrò il signor Gianni con fuori il suo pene e prima che potessi rialzarmi me lo mise in bocca, succhia, se non ti passa la voglia di cazzo tu oggi i piatti li lasci cadere invece di lavarli,mi disse. La mia lingua conosceva bene quell'uccello e mi feci sborrare presto in bocca, poi risistemato tornai al lavoro e purtroppo mi cadde qualche piatto mentre pensavo a Mohamed, il cuoco non mi sgridò mai anzi facendomi sempre l'occhiolino pensava pensassi a lui, invece pensavo alla bella cappella circoncisa del mio amico egiziano, mi vedevo a leccarla tantissimo nei contorni che aveva ben pronunciati, fino a farla eruttare come un vulcano......Grazie ai lettori e a chi lascia commenti positivi
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